P O E
S I A
Linda Maria Baros
I cavalli della miniera
La casa
che t’ha sfamato ti raccontava forse,
la notte, la storia dei cavalli della
miniera.
I cavalli della miniera nascono e vivono nelle profondità;
tra i
muri della galleria si trova la loro casa,
la loro tavola.
Là si sfamano
d’enormi tranci d’oscurità,
di torba.
Si sfamano a tentoni alla luce di
lampade.
E come prigionieri tirano alla cieca i vagoncini.
Trascinano
sempre e ancora,
per quanto dura la vita di un cavallo.
Trascinano luce in
superficie.
Ma loro, in superficie, nella luce, non possono
vivere,
nemmeno quando invecchiano e dalla miniera sono liberi.
Perché
vengono al mondo bendati.
L’oscurità incollata alla fronte.
Ed è così
che vivono un poco ancora, docili.
Brezze e aromi li fanno fremere
nell’
hangar rovinato, nel cortile della miniera.
Gli occhi bendati,
fino a
quando scendono di nuovo nelle profondità.
La loro casa è per sempre
l’oscurità.
Sulla circonvallazione
Soltanto le ragazze
di quartiere
escono sullo stradone,
te l’ho già detto,
sputando sui
muri
lunghe monete di sperma.
Non compatirle più, per pietà,
per
disgusto, nella tua mansarda.
Non puoi guardare nella loro anima,
perché
hanno nascosto la chiave tra le chiappe.
Le ragazze di quartiere,
si
lanciano dalle nuvole, con la cinghia in mano.
Il loro sorriso non si
apre.
Sarebbe come un imene ricucito
dalla generosità degli
stupratori.
Le ragazze di quartiere sono vive,
te l’ho già detto.
Proprio come la terra.
Attraverso i giardini si spezza
l’autunno
Attraverso i giardini si spezza l’autunno.
(Sotto,
letargico
e cigolante di vecchie arterie,
scricchiola l’asfalto.
Sibila.
L’autunno gli ha piantato i suoi coltelli
nei
polmoni).
Come viaggiatori abulici,
le lame dell’autunno,
- le vedi
raschiare strada facendo
la criniera della foresta
intagliare la tua
camera ai polsi dei muri
là dove s’annodano le nevrosi
che si scontrano,
si rompono, tartagliano.
Con le loro unghie affilate,
battono a lungo alla
tua finestra.
S’alzano in volo dal ventricolo sinistro
portando con loro
la pentrite il fracasso e i volti
sviluppati nella camera oscura del tuo
cuore,
fra i quali più non ti ritrovi,
come nella scintilla del
ritardo,
dell’accetta.
Ti chiudi con doppio giro di chiave.
Taci.
Attraverso i giardini si spezza l’autunno. E scricchiola.
Poeti
sconosciuti passeranno molto tempo nella Senna.
Li si ripescherà sul tardi
con raffi d’acciaio.
La camicia di Kevlar
Infili
con lentezza la camicia dei muri,
come altri fanno con la camicia della
morte.
Sì. Tu infili ogni giorno la camicia stretta dei muri,
i
mastini volteggianti delle persiane.
Oh, i muri, i muri - gli amici, i
nemici,
il dolce ritardo, le tasche bucate,
le loro esili caviglie di
giumenta, le piante di lamponi,
la pompa che li irriga con forza
dal fondo
del tuo cuore
come un filone di merda,
gl’impeti che un tempo
invischiavano i loro capelli,
le piante dei piedi con cui lasciavano le loro
pesanti tracce,
le piccole mani d’omuncoli
con le quali ti stringono al
petto
e cospargono di sapone, dolcemente, il nodo della tua corda,
sempre
gli stessi, sempre vicini,
come se tu dormissi già
da qualche parte, sotto
terra;
fan suonare i campanelli dell’illusione;
il loro ticchettio -
tremolante -
come quello della canna di un revolver
picchiata contro i
denti.
Ti risvegli il mattino e infili la camicia dei muri.
Vai a
letto la sera e infili la dolce camicia dei muri.
D’amore e di cianuro!
Non chiamarmi a casa
tua, in mansarda,
ruotando - come uno scervellato ruotando! -
i pomelli
del gas,
per disfarti una volte per tutte
degli urli dei vecchi lupi del
forno,
dei loro peli già mutati,
che ti crescono incessanti sulle
braccia,
la notte, come foruncoli, mentre tu spegni
le sigarette nel
profondo della tua carne.
Non chiamarmi a casa tua, in
mansarda,
rompendo - come uno scervellato rompendo! -
tra le barre del
letto,
nella porta, sotto l’anfibio,
tibia e perone
- li sento
scricchiolare nel mio cellulare -
come se rompessi
il vecchio fucile da
caccia di tuo padre,
troppo impiastrato perché tu possa di nuovo
caricarlo,
dopo che lui si fece saltare le cervella
e, preso da spasmo,
ruppe la tua porta
a calci.
Non chiamarmi a casa tua, in
mansarda,
perché verrò!
E mi caverò il cuore dal petto,
lo inciderò coi
denti
e lo cospargerò di sale
estratto con una piccozza
dalle mie
ghiandole lacrimali
e lo butterò
come si butta una mola,
perché spacchi
la tua tibia e il tuo perone,
- in piccoli pezzi! -
perché ammassi nel
profondo del forno
il tuo respiro d’ammoniaca
e perché rompa per
sempre
la tua testa di bestia selvaggia!
Traduzione di
Matteo Cavana
Linda Maria Baros è nata il 6 agosto 1981 a Bucarest.
È laureata
in lettere a Sorbona - Parigi IV, dottorato in lettere all’Università
Paris-Sorbonne e all’Università di Bucarest (2011). Segretario generale del
Collegio di Letteratura Comparata (Collège de Littérature
Comparée), Parigi.
Ha pubblicato 5 volumi di versi : Amurgu-i departe,
smulge-i rubanul ! (Il tramonto è lontano, sfilali il nastro) 2001, in
romeno, Poemul cu cap de mistret (Il poema con la testa di cinghiale)
2003, in romeno, Le Livre de signes et d’ombres (Il libro dei segni e delle scale) Cheyne éditeur,
2004 - Premio per la vocazione poetica, Francia (pubblicato in romeno con il
titolo di Dictionarul de semne si trepte Editura Junimea 2005), La maison en lames de
rasoir (La
casa in lame di rasoio) Cheyne éditeur 2006, 2008 - Premio Apollinaire,
Francia (pubblicato in romeno come Casa din lame de ras, Editura Cartea
Romaneasca 2006), e L’Autoroute A4 et autres poèmes (L'autostrada A4 ed altre
poesie), Cheyne éditeur, France 2009.
Ha pubblicato anche due testi
teatrali e due volumi di studi letterari in francese.
Ha tradotto dal
romeno al francese e viceversa più di 30 libri, tra
quali autori come Henri
Michaux, Boris Vian, Guy Goffette, Alfonse Daudete, Nichita Stanescu etc. Nel
marzo 2008 crea la biblioteca virtuale ZOOM, che raccoglie una parte delle sue
traduzioni (122 autori).
Inizia e coordina il Festival Primavara
Poetilor/ Les Printemps des Poètes (La Primavera dei Poeti) in
Romania, è segretaria aggiunta dell’Associazione dei Traduttori di Letteratura
Romena con sede a Parigi, ed è la direttrice della rivesta letteraria
VERSUs/m.
Linda Maria Baros è stata l’ambasciatrice culturale della Romania
nell’ambito della Stagione Culturale Europea iniziata sotto la Presidenza
francese della Comunità Europea (2008).
Segretaria generale aggiunta
dell'Associazione la Nuova Pleiade (Parigi) dal 2009.
Resistenze bruciate.
Da Angela Marinescu a Linda
Maria Baros
Edizioni Akkuaria, Catania,
Italia
Antologia de poezie Resistenze
bruciate. Da Angela Marinescu a Linda Maria Baros, florilegio di poesia
romena, traduzione di Geo Vasile, Edizioni Akkuaria, Italia,
2012.
copyright © Linda Maria Baros, Mateo Cavana.
May not be
reproduced without permission.
Photo Jan H. Mysjkin.
Sito Wikipedia : Linda_Maria_Baros
Poeti romena al bivio : continuita
e rottura
antologia, traduzione di Geo
Vasile,
Scrisul românesc, Romania, 2012